mercoledì 10 giugno 2015

East India Youth - Culture of Volume


















Di William Doyle e delle sue architetture sonore vi ho parlato già lo scorso anno, in tempi non sospetti. "Total Strife Forever" era un disco che nasceva soprattutto dall' amore per il pop e una certa elettronica astratta. Un lavoro multiforme, in grado di evidenziare fin da subito le qualità compositive di un giovane autore che ben presto avrebbe fatto parlare di sé. Secondo album, quindi. Secondo gioiello. E "Culture of Volume" (titolo ispirato ad un verso del poema Monument di Rick Hollan) è il miglior titolo possibile. Se nel primo lavoro il giovane autore si presentava con un approccio alienato e introspettivo, in questo secondo atto le cose sembrano cambiare: William Doyle sembra spinto da una vena compositiva più libera e aperta. In tal senso ne guadagnano i suoni, le melodie, le atmosfere. E se nell' iniziale The Juddering è l' elettronica a farla da padrone, nella successiva End Result la melodia trova il suo giusto equilibrio nello spazio. Nasce allora una sequenza fascinosa di brani ricchi di geometrie ritmiche e soluzioni che variano tra psichedelia, pop, elettronica e space rock.  A testimonianza della classe dell' autore londinese, arriva anche una canzone come Carousel, colma di una malinconia liquida e spettrale. È uno scenario futuristico quello che abbiamo davanti agli occhi; qualcosa che difficilmente troverete da altre parti. Un suono sempre preciso, brillante, omogeneo, fanno di questo nuovo lavoro un disco emozionante, ipnotico, che si lascia ascoltare con estremo piacere. Non commette l' errore di lasciarvelo scappare. In giro ce ne sono pochi così bravi.

Futuro | 8


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