I Decemberists non deludono mai. E poi diciamoci la
verità: si fanno ascoltare sempre con
piacere! 4 anni separano "What a
Terrible World, What a Beautiful World" da "The King Is Dead". Per la presentazione del disco, Colin Meloy si è
fatto immortalare in un video che lo ritrae tra le strade di New York con
chitarra alla mano, e alle spalle un murales su cui è rappresentata la copertina
del settimo capitolo della formazione americana. Già da qualche anno la band
aveva espresso la volontà di tornare in studio per registrare un nuovo album. 4
anni di gestazione; anni in cui la formazione non aveva impegni di tour e –
come dice Meloy – neanche chissà quali aspettative. Detto questo potremmo
indicare "What a Terrible World, What a
Beautiful World" come uno dei lavori più spontanei dell’ intera discografia.
Canzoni come Lake Song nascono in
poche battute, improvvise e senza pianificazioni speciali. E così accade per il
resto del disco. Sì, perché tutto nasce dalla semplice volontà di scrivere
e suonare insieme. Il risultato è un lavoro
coinvolgente, libero e, da un certo
punto di vista, spensierato. Ma forse tutto questo non soddisferà le
aspettative di chi attendeva un lavoro più coraggioso. I Decemberists hanno
fatto un disco a- la Decemberists, insomma; e qualcuno, probabilmente, ne
rimarrà deluso. In "What a Terrible World,
What a Beautiful World" non c’è
spazio per sperimentazioni e ingranaggi complessi; tutto suona semplice, intenso, dinamico. Si
fanno notare Cavalry Captain, Till the
Water Is All Long Gone, Lake Song, 12-17-12, A Beginning Song.
Affabile | 7.5
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