mercoledì 7 gennaio 2015

Dope Body - Lifer


















1 minuto e 51 secondi per mettere le cose in chiaro: qui si suona un rock che spaccare le ossa. David Jacober, John Jones, Andrew Laumann, Zachary Utz, mettono a segno il loro disco migliore. Allucinato, tagliente, distorto. Questo è “Lifer”. La band di Baltimora concepisce il suo lavoro più potente e (a tratti) fortemente influenzato dal suono massacrante degli Stooges di Iggy Pop. È un rock deforme che scivola tra le pieghe di un blues alienato e un post punk caustico. “Lifer” rifila una serie di brani da puro delirio sonoro: Repo Man, Hired Gun, Echo, AOL. Non un attimo di pausa. Non c’è tempo per riprendere fiato che partono in sequenza: Rare Air, Day By Day, Toy, Nu Sensation, I'd Say to You, Even in the End. Un muro di chitarre attraverso il quale scorrono batterie imponenti e bassi terrificanti. C’è poi la voce sferzante di Andrew Laumann a guidare questo assalto armato. Rispetto al disco precedente, pare che i ragazzi di Baltimora abbiano trovato il perfetto equilibrio tra potenza e tecnica. Il che non è poco, a mio avviso. Inutile dire che dopo l’ ascolto del disco, probabilmente, vi fischieranno le orecchie.

Scorticante | 7.8



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