venerdì 21 novembre 2014

Roberto Fedriga - s/t

Una serie di immagini dall’ aspetto fiabesco ci conducono alla scoperta di questo lavoro di esordio del cantautore Roberto Fedriga, classe 1984. Nato e cresciuto a Lovere, Bergamo, dopo essersi fatto le ossa in diverse formazioni rock, decide di intraprendere la strada come cantautore. C’è poi lo studio del canto jazz a formare lo stile di Roberto, e la scoperta di artisti come Tom Waits, Nick Drake, John Martyn. Ma è soprattutto Tim Buckley a rapire il suo cuore: “La scoperta di Tim Buckley è stata una folgorazione per la capacità di fondere più generi musicali, ma soprattutto per ciò che faceva con la sua voce. Cantare le sue canzoni ti porta a superare limiti non solo tecnici, ma soprattutto emozionali. Nel suo caso la tecnica non è fine a se stessa, è quasi involontariamente utilizzata per raggiungere confini psico-fisici mai raggiunti". Primo album pubblicato, quindi. Basta dare uno sguardo alla ricca strumentazione usata, per farsi un’idea delle sonorità racchiuse in questo lavoro omonimo: sax e clarinetto (Guido Bombardieri), basso (Nicola Mazzacucconi), Chitarra (Lorenzo Melchiorre, Andrea Lo Furno), percussioni (Matteo Marchese), piano (Francesco Benedetti). Siamo in quel territorio di confine tra folk, jazz e cantautorato italiano. Roberto Fedriga dà alla luce 10 composizioni, ognuna delle quali si accompagna ad un quadretto (vedi libretto interno). Canzoni limpide e delicate si calano in un’ atmosfera di sopraffina eleganza. L’inizio è folgorante: Trabucco brilla di luce propria. La fascinosa Arababy, la dolente Sirena Stonata, la fascinosa Letto d’edera e la suadente Divina D. confermano la vena ispirata di Roberto Fedriga. Lo swing di Non chiamarmi bambola e di Cappuccetto rosso ad alta digeribilità, invece, non sembrano convincere troppo. Stessa cosa per Woyzeck. Il rock blues di Punto di non ritorno risulta essere un episodio positivo, ma si distacca dal resto del disco. Su tutto spicca una buona interpretazione e una veste sonora di ottimo livello. Roberto apre il suo cuore, e ciò che ne viene fuori è una raccolta di canzoni ispirate spesso dal cinema e dalla letteratura. Si tratta di un lavoro che richiede un ascolto attento; sincero ma a tratti un po' discontinuo. Qualcosa da migliorare, certo, ma tutto sommato il primo atto del cantautore bergamasco si presenta come un prodotto di qualità. La strada imboccata è quella giusta.

Elegante | 6.8

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