Sbirciando in rete, spesso capita di imbattersi in progetti
alquanto interessanti. Quando poi realizzi che in pochi (nessuno in Italia) gli
abbiano riservato le giuste attenzioni, ti senti quasi in diritto di scriverci
qualcosa. È il caso dei Lowlakes, che dopo l’ EP omonimo di debutto risalente
allo scorso anno, oggi rilasciano il loro primo album in studio. Per sbrigarla
in poche parole, potremmo affermare che siamo in quel territorio di confine tra
il dream pop e il new romantic; tra Antony and the Johnsons e Bon Iver. Senza
escludere piccole incursioni nel dubstep. Basta superare lo strumentale “Entry”
per rendersi conto di tutto ciò. “Iceberg Nerves” offre un ciclo di canzoni
avvolte da una patina oscura e suggestiva, che si muovono sinuose esplorando
temi dello spazio e dell’ isolamento. Tutto sembra rallentarsi sotto le note malinconiche
di queste composizioni: c’è la ricerca della melodia, una certa cura dei
dettagli, una scrittura sempre attenta. Il tutto accompagnato dalla voce
ammaliante di Tom Snowdon. È una valanga
di glaciale nostalgia quella che si abbatte sull’ ascoltatore: Foundation,
Newborn, Now She said, la title track, Cold Company, Big Flood costituiscono il
punto cruciale dell’ intero lavoro. “Iceberg Nerves” è un disco intimo, impalpabile,
che rievoca ricordi e germoglia dopo un paio di ascolti. Sembra semplice, ma
non lo è affatto.
Affascinante | 8
Affascinante | 8
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