lunedì 12 maggio 2014

Damon Albarn - Everyday Robots


















A quanto pare non finirò mai di sottovalutare Damon Albarn. Dai Blur ai Gorillaz, passando per i The Good, The Bad And The Queen, la storia si ripete: Damon Albarn? No, grazie. Eppure il giovane artista inglese riesce sempre a farmi ricredere. Ammetto nuovamente di essermi sbagliato, perché questo nuovo “Everyday Robots” è essenzialmente un disco stupendo. Intimo, personale e soprattutto ispirato, “Everyday Robots” - che potrebbe essere definito il primo vero disco solista - è opera matura, e vede anche la collaborazione di Brian Eno e Natasha Khan, alias Bat for Lashes, nonché Richard Russell alla produzione. Quell’aria nostalgica già percepibile dalla foto di copertina, si distende sinuosa lungo queste 12 splendide tracce: Everyday Robots (lo avete riconosciuto l’intro di Lord Buckley?), Hostiles, Heavy Seas Of Love, sono dipinti malinconici dell’era moderna, in cui alienazione, solitudine ed incomunicabilità sono il filo conduttore dell’intero lavoro. Canzoni dal respiro british, calate in un ambiente sonoro composto da un’ elettronica minimale e mai banale, ci conducono attraverso le tappe fondamentali della vita del musicista inglese: dalla dipendenza da eroina (You And Me), ai ricordi di infanzia (The History Of Cheating Art ); dalla siccità del 1976, in cui Londra si trovò impreparata (Hollow Ponds), alle difficoltà nelle relazioni tra uomo e donna (The Selfish Giant). Damon esce finalmente allo scoperto liberandosi dagli pseudonimi, per regalarci un disco che rimarrà impresso nel tempo.

Malinconico | 8

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