martedì 8 settembre 2015

Chelsea Wolfe - Abyss

Il consiglio è quello di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportate dalle acque torbide di "Abyss". Il nuovo album firmato Chelsea Wolfe si presenta con un' incantevole copertina realizzata con tecnica pittorica da Henrik Uldalen, e dischiude tutto il potenziale finora messo in mostra dall' autrice californiana, inserendosi di diritto tra i lavori meglio riusciti dell' intero filone gotico. Registrato a Dallas, in Texas, con John Congleton in cabina di regia e la collaborazione di musicisti come Ben Chisholm, Dylan Fujioka, Ezra Buchla, e Mike Sullivan, "Abyss" segue il fortunato "Pain Is Beauty", 2013. Il percorso di Chelsea Wolfe giunge a compimento, e ciò che ne deriva è un album nero come la pece; un continuo sprofondare tra labirinti oscuri e sogni apocalittici. Gothic folk, post punk, noise, sludge metal si mescolano al cospetto di un suono metallico, glaciale. La partenza è da brividi lungo la schiena: Carrion Flowers sprigiona un' energia impregnata di pathos. Roba da togliere il fiato. L' impatto industrial pare essere la strategia con cui la cantautrice americana disegna un disco capace di incorporare al suo interno un paesaggio sonoro di inenarrabile fascino, fatto di romanticismo, fragilità, solitudine, paura, sofferenza. Tutte sensazioni che prendono vita sotto forma di 11 tracce da cui sembra impossibile slegarsi. Brani come Iron Moon e Dragged Out deflagrano in ipnotiche scosse sludge, mentre Maw varca i sentieri di uno shoegaze spettrale; Grey Day si muove su beat ossessivi, mentre After The Fall è una splendida canzone d' amore che sembra provenire da un futuro remoto fatto di macerie; con Crazy Love la Wolfe si avvicina alle sonorità tipiche di Marissa Nadler, innescando sensazioni impregnate di nostalgia. Ma la tensione non tende a calare, perché Simple Death si carica di dolore, prima di lasciare spazio ai sussulti elettronici di Survive e Color Of Blood. Il finale della title track è tutto un crescendo di tensione giocato su archi e voce. Album della maturità, quindi, dal quale si esce con cicatrici evidenti; un lavoro che a detta dell' autrice si presenta come una sorta di viaggio trascendentale tra subconscio e materia sognante, in cui rumore e tensione spirituale trovano il giusto equilibrio. Stupefacente quanto ammaliante.
Non resta che inchinarsi dinanzi a tanta bellezza.

Lacerante | 9

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