Nel minuto e 28 secondi di Drag bisogna fare attenzione a tenere
non troppo alta la manopola dell’ amplificatore: il rischio è quello di giocarsi
l’ impianto alla partenza di Where Flies
Sleep. L’esordio sulla lunga distanza per la band di Bristol avviene dopo
un EP e un singolo che già lasciavano intravedere quelle che sarebbero state le
coordinate del disco di esordio: shoegaze suonato come colonna sonora per la
fine del mondo. Una massa irrefrenabile
di distorsioni e ritmiche assordanti, con esplosioni improvvise e feedback di
devastante violenza. Tutto trema sotto i colpi efferati di brani dalla potenza
micidiale: “Dying” viaggia spedito come un
treno fuori controllo. Senza sosta alcuna. Senza neanche un attimo di respiro. 10 tracce suonate come se non esistesse un domani. Joe Hatt (Guitar, Vocals), Darren Frost ( Bass, Vocals), Adrian Dutt (Guitar), Andy Came (Drums) ci mettono muscoli e sudore. Quello che ne viene fuori è un garage noise metallico, regolato da un
approccio melodico e disperato. Family, This
Purgatory, Mirror, Sink, Lump,sono abissi oscuri dentro i quali si scatena un’
energia irrefrenabile. Vortici e sussulti da far accapponare la pelle. È proprio
il caso di sconsigliarlo ai deboli di cuore.
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