venerdì 6 febbraio 2015

A Place To Bury Strangers - Transfixiation


















La musica è molto più esilarante quando è imprevedibile. E questo è proprio un disco imprevedibile”. Con queste parole la band newyorkese presenta il suo nuovo album, che giunge a distanza di 3 anni dall’ acclamato “Worship”. Quello che sorprende degli A Place to Bury Strangers è la loro continua voglia di crescere e migliorarsi.  C’ è poi la capacità – che poche formazioni possiedono – di unire passato e presente in modo a dir poco perfetto. L’ operazione messa in atto dalla formazione americana, ora arricchita dalla collaborazione del batterista Robi Gonzales, è quella di ricoprire di tonnellate di elettronica liquida il post punk più violento. L’ idea, in pratica, è quella di suonare con la stessa intensità di un live. Tutto viene portato all’ estremo. Lacerante, claustrofobico, “Transfixiation” esplode raffiche di potenza fibrillante. Praticamente non sbagliano un colpo: gli 11 brani del disco formano un unico vortice inarrestabile. Un certo rigore geometrico e una costruzione ritmica compulsiva, formano un crocevia di suoni che affondano gli artigli nell’ industrial e nel noise. Un impatto compositivo denso e pieno di drammaticità; atmosfere terse e angoscianti. Straight, What We Don't See, We've Come So Far, Fill The Void sono  da capogiro, mentre Supermaster, Deeper, Now It's Over sono materia oscura in deflagrazione. Funzionano anche i brani brevi come Love High e  I’m So Clean. “Transfixiation” a tratti suona come probabilmente avrebbero suonato i Joy Divison con la strumentazione dei Chrome e la manopola dell' amplificatore al massimo del volume.

Provate a prendere fiato | 8

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