Eccolo il disco che probabilmente stravolgerà le vostre
classifiche di fine anno. Pensavate di aver ormai archiviato la questione 2014? Vi
sbagliavate. Eccome se vi sbagliavate. Adrian
Crowley ha pensato bene di rovinare i piani a tanti, pubblicando un disco a
poche settimane dal termine di quest’ anno stupendo. “Some Blue Morning”,
settimo sigillo del cantautore irlandese, conferma tutte le potenzialità di una
delle voci più intense dell’ atl folk europeo. Paesaggi desolati, sommersi da
una malinconia spettrale; atmosfere soffuse, evanescenti e impalpabili come i
sogni; una strumentazione prettamente acustica, sui cui svettano archi di un
candore abbagliante. Tutto cucito su tessuti di velluto e tenuto insieme da una voce che sprofonda negli
abissi del cuore. Pensate alle atmosfere
dolenti di Leonard Cohen, o ai sentieri notturni dei Tindersticks. Il
risultato è che nella traccia di apertura è racchiusa una bellezza suadente
difficile da reperire in giro. Adrian Crowley dimostra essere in
stato di grazia, e sembra aver ormai maturato la propria dimensione
cantautorale. Così ci si imbatte in pregevoli composizioni: The Hungry Grass,
The Strangers, The Angel, Follow If You Must, The Hatchet Song, Golden Palominos sono ballate drammatiche
e densamente emotive. Questo è un disco di gran classe, signori. C’ è solo da ascoltarlo
in rigoroso silenzio, magari ad occhi serrati.
Caldo | 8
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