giovedì 18 dicembre 2014

Blessed Child Opera - The Darkest Sea

"The Darkest Sea" veniva pubblicato su Seahorse Recording (etichetta discografica indipendente fondata dallo stesso Paolo Messere) il 21 ottobre dello scorso anno. Io, purtroppo, ci arrivo solo ora. Ma si sa: non è mai troppo tardi, soprattutto per mettersi all' ascolto di un disco bello come questo. La creatura di Paolo Messere cambia nuovamente forma e arriva al sesto sigillo, concependo un' opera dalle atmosfere oscure. Tre anni fa era stata la Sardegna ad ispirare le canzoni di "Fifth". Ora tutto nasce da un' altra isola italiana: la Sicilia. È il fascino del mare siciliano ad aiutare Paolo nella gestazione di questo lavoro. Il musicista napoletano usufruisce del sostegno di Carmelo Amenta alle chitarre e Marco Sciré alla batteria, e dà vita a questo nuovo affascinante capitolo. Scarne e notturne, le nuove composizioni nascono nel 2012 e vengono registrate in poco più di una settimana: canzoni affilate come lame, dall' acustica tagliente. Si ha giusto il tempo di rendersi conto di quanto il titolo dell' album rispecchi in modo perfetto il mood dell' intero disco, che I Had Removed Everything è pronta ad ipnotizzare. L' impressione è quella di trovarsi tra le visioni apocalittiche di David Tibet e il folk crepuscolare di Mark Lanegan. È materiale affascinante quello che ci troviamo tra le mani: Misunderstood prosegue sulla stessa scia del brano d' apertura, innescando visioni allucinate, ribadendo le coordinate musicali del nuovo disco. Le sonorità folk rock del precedente lavoro vengono spodestate da un flusso nervoso di canzoni inquiete. Il tutto diventa più oscuro: Blindfold,  Lazy Shot In The Belly, non fanno altro che confermare la vena ispirata di Messere nel concepire ballate dal fascino sinistro. È una continua discesa tra acque torbide quella che ci troviamo ad affrontare: In The Morning, 45 - Near The Sea, annegano in un dark folk nero come la pece. Ci sono poi i sussulti dark wave di You Can’t Teach Me How To Change My Life; le peripezie infernali di I Look At You (But I Already Know Your Answer); la torbida Friends Faraway; e il finale gotico di December Wind. Paolo Messsere costruisce un lavoro sapiente, in grado di conquistare al primo ascolto. Scoperto con più di un anno di ritardo, dicevo. Ma alla fine ciò che conta è esserci arrivati.

Intenso | 7.4

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