Non c’è alcun dubbio che i Lost In The Trees siano una delle più belle realtà musicali venute fuori dagli Stati Uniti negli ultimi anni. Giunti al terzo album, dopo “
All Alone in an Empty House”, 2008 e “
A Church That Fits Our Needs”, 2012, il progetto nato intorno alla penna di Ari Picker, vira verso la costruzione di un pop sincopato e coinvolgente, ricco di suggestioni crepuscolari. Registrato in un studio sulle montagne del Nord Carolina assieme al produttore Nicolas Vernhes (Deerhunter, Dirty Projectors), “
Past Life” abbandona quasi del tutto le orchestrazioni sinfoniche per abbracciare un’ elettronica minimale. Una nuova linfa attraversa le note di queste 10 composizioni: canzoni dirette ed avvolgenti, arricchite di armonie vaporose e arrangiamenti estasianti, traducono lo spirito irrequieto dell’autore americano. La nuova direzione intrapresa dalla band è chiara fin dalle prime note dell’iniziale
Excos, in cui un mood celestiale viene sopraffatto da un beat scarno ed ossessivo. “
Past Life”è il risultato di un isolamento auto imposto dalla band ed offre quindi un sound che si distacca nettamente dai precedenti lavori, riuscendo a mantenere però intatto il senso profondo d’intimità. La dolcezza di canzoni come
Lady in the White e Glass Harp, l’inquietudine di
Wake e Night Walking, l’eleganza di
Rites e
Upstairs e l’electro pop di
Sun e
Past Life, sono alcuni dei momenti migliori del disco. Anche se l’impatto potrà lasciarvi un po’ perplessi, il risultato finale è ancora una volta un lavoro brillante, avvolto da una peculiare malinconia.
Non fermatevi al primo ascolto | 8
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