Blue Moon, il singolo che anticipa il nuovo disco di Beck, a primo impatto proprio non mi ha convinto. Succede poi che, ascoltandol’intero album, ho realizzato che Beck mi ha fregato ancora una volta. Sì, perché “
Morning Phase” è un disco profondo e ispirato. In parole povere, un disco bellissimo. A cinque anni e mezzo di distanza da “Modern Guilt”, e con un nuovo contratto discografico presso la Capitol Records, il musicista americano dà alle stampe il suo dodicesimo lavoro in studio. Il nuovo album segna uno dei grandi ritorni di questo 2014, e ripropone quel sound acustico che animava “
Mutations” (1998) e “
Sea Change” (2002). Justin Meldal-Johnsen, Joey Waronker, Smokey Hormel, Roger Joseph Manning Jr. e Jason Falkner, che all’epoca affiancarono Beck nella realizzazione del disco targato 2002, tornano a fargli da supporto in questo nuovo capitolo. “
Morning Phase”, lavoro intimo e delicato, fluttua tra atmosfere ovattate, smussando definitivamente gli angoli del pop sperimentale, a favore di un alt-folk elegante, circondato da una nostalgia fiabesca. Il perfetto equilibrio tra melodia, elettronica e archi, dà vita a canzoni bellissime, illuminate da una psichedelia dalle sfumature vintage. Le 12 composizioni incarnano la volontà da parte del cantautore americano di riproporre un certo country-folk di stampo californiano (Neil Young, Byrds, Crosby Stills and Nash, Gram Parsons), in un ritorno al passato e alla propria giovinezza.
Fulgido | 8
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"Blue Moon"
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