lunedì 22 febbraio 2016

Motorpsycho - Here Be Monsters


















Quella dei Motorpsycho è un' avventura nata sul finire degli anni '80. Un primo disco nel 1991 e poi una lunga sfilza di pubblicazioni che messe insieme compongo uno strabiliante mosaico sonoro. Oggi i norvegesi ci piazzano davanti ancora una volta un rock di spessore, fatto di divagazioni prog, ossature blues e slanci psichedelici. Un suono sontuoso, costruito su architetture precise e con un' impronta a tratti differente dal precedente lavoro. In tal senso il pianoforte di Sleepwalking chiarisce fin da subito le cose. Fanno soprattutto la differenza le tastiere di Thomas Henriksen, che per l' occasione si affianca a i tre anche in veste di produttore. Fuori le chitarre di Reine Fiske che impreziosivano "Behind The Sun", quindi. Il risultato è un caleidoscopio capace di rievocare ora i Pink Floyd di "Dark Side of the Moon" (Lacuna/Sunrise), ora i Genesis di "A Trick of the Tail" (Running With Scissors). Non mancano certe sfuriate di grande potenza (I.M.S.) e immersioni nei meandri del folk spichedelico con un brano scritto dal grande Terry Callier e portato al successo dagli H.P. Lovecraft (Spin, Spin, Spin). Il finale è affidato a Big Black Dog, poco più di 17 minuti a metà strada tra i vocalizzi a-là Crosby, Stills & Nash e un heavy psych al rallentatore pregno di drammatica inquietudine. "Here Be Monsters" è l' ennesimo centro pieno. La loro grande forza sta nel rinnovarsi sempre e comunque mantenendo un livello altissimo. E non è cosa da poco.

Torrenziale | 8



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