lunedì 30 dicembre 2013

Bruce Springsteen - High Hopes

Sarò sincero: questa volta temo che il Boss abbia toppato. "High Hopes" (grandi speranze), infatti, di speranze, me ne ha lasciate ben poche. L' album giunge a meno di due anni di distanza da “Wrecking Ball”, che vede il Boss e la E-Street Band ancora in tour (il ferro va battuto finché è caldo?), e si compone di alcuni inediti già eseguiti dal vivo, cover e outtakes. Un suono energico e sgargiante, in cui forte si avvertono quelle sonorità in stile irlandese tanto care al Boss, fanno da sfondo a questo nuovo lavoro, che vanta la presenza di Tom Morello, ex Rage Against The Machine.
Passato e presente si mischiano in una raccolta di canzoni dal sapore familiare che parlano di amicizia, storie di soldati, gangster e viaggiatori, in cui è possibile scorgere anche il sassofono di Clarence Clemons e le tastiere di Danny Federici.
12 brani che alternano luci ed ombre ci accompagnano nei quasi 60 minuti del disco.
Se l’iniziale High Hopes suona bene e sfacciata, molto più corposa rispetto alla precedente versione, la seconda traccia, Harry’s Place, sembra già non sopravvivere ad un secondo ascolto; American Skin finisce col perdere tutto il suo pathos in confronto alla famosa versione dal vivo; Just Like Fire Would ruggisce ma non graffia (la marcetta folkloristica la si poteva davvero evitare); Down In The Hole invece si presenta come uno dei momenti più riusciti del disco, mentre Heaven's Wall è forse uno dei pochi brani in cui la chitarra di Morello ha davvero un senso; la breve Frankie Fell in Love colpisce in pieno, mentre This is Your Sword non lascia certo il segno; Hunter of Invisible Game è una buona ballata ma ricorda fin troppo Jack Of All Trades di “Wrecking Ball” e The Ghost Of Tom Joad, poi, non regge neanche lontanamente il confronto con la versione originale (la chitarra di Morello pretende troppo e finisce col risultare davvero imbarazzante); The Wall, bella, essenziale e malinconica, è insieme alla dolce Deram Baby Dream l’atto finale di un disco che difficilmente emozionerà. Anzi, qualcuno forse davvero faticherà a trovarci un senso. C’era proprio bisogno della presenza di Tom Morello? E perché profanare la bellezza di canzoni come American Skin e The Ghost Of Tom Joad?  “High Hopes”, penalizzato soprattutto da una produzione sciatta, ci offre quindi un Boss più rock ma con meno personalità, che sembra aver imboccato stavolta la strada sbagliata, ritrovandosi a girare in tondo senza una direzione ben precisa. Nessuna grande canzone; nessuna grande emozione. Le grandi speranze, mi sa, le conserverò per il prossimo disco.

Smarrito - Voto 5+

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